L’Osservatorio delle Competenze Digitali, giunto alla sua terza edizione, rileva un aumento annuo della domanda di profili professionali in ambito digital. Sono 175 mila gli annunci di lavoro analizzati sul web negli ultimi anni, dai quali si evince una crescita media del 26% relativa alle richieste di professioni ICT legate alla Digital Transformation. Tra queste il Business Analyst e il Big Data Specialist. In generale la crescita di domanda di profili digitali si attesta su +56% rispetto agli anni precedenti. Le maggiori possibilità di impiego si presentano per chi decide di abbracciare Cyber Security, IoT, Intelligenza artificiale e cognitiva e robotica.
Anche per chi appartiene alla vecchia scuola, a chi predilige in campo ICT le specializzazione pre digital disruption le opportunità non mancano e anzi sono in continuo aumento a testimonianza del fatto che oggi l’occupazione può essere una scelta per chi si affaccia al mercato del lavoro.
L’Analista Programmatore, ad esempio, è una figura sempre richiesta (+24% solo lo scorso anno) accanto al System Analyst e al Web Developer, che nell’ultimo salgono rispettivamente a +30% e a +60%.
Dopo queste premesse verrebbe da dire: “Wow” ancor più che stando alle stime, da qui al 2018 si potrebbero creare circa 85 mila posti di lavoro, aperti a chi decide di specializzarsi in Information & Communication Technology. Eppure a controbilanciare i pronostici confortanti c’è l’evidente e comprovata mancanza di competenze digitali dovuto al basso numero di laureati nel settore ICT. Da qui un deficit che non riesce a compensare il numero di posti vacanti andando a bloccare i livello di occupazione e di conseguenza anche la trasformazione digitale delle aziende che dovrebbero fare leva e sfruttare proprio le loro capacità per allinearsi alle esigenze di mercato.
Nonostante la domanda di profili digitali non riesca ad essere soddisfatta, il dato consolante è che in questo anno accademico si è registrato un +11% di immatricolazioni a facoltà appartenenti all’area ICT. Ciò significa che c’è chi con uno sguardo al presente e al futuro ha fatto una scelta ponderata e la persegue. E c’è anche chi c’ha soltanto provato e alla fine ha desistito: il tasso di abbandono rimane, infatti, ancora alto, con circa il 60% di percorsi di laurea triennali che non vengono portati a compimento.
Colpa anche dei piani didattici e dell’offerta formativa che non si è ancora completamente adeguata alle necessità del mercato. In compenso sono sempre più frequenti le sinergie tra scuole, università, imprese e associazioni che collaborando possono contribuire all’accelerazione della digitalizzazione.
Lo studio condotto da ICT AICA, Assinform, Assintel e Assinter Italia e promosso dal ministero per l’Università e la Ricerca scientifica e dall’AgID, ha messo in luce le professioni del futuro: Agile Coach, Change Manager, Technology Innovation Manager, Chief Digital Officer, IT Process & Tools Architect.
Voi che ne pensate?